La A.S.D. SAMURAI ROMA ospite del M° K. Otsuka
Hombu Dojo - Tokyo
Giappone, Tokyo 9-15 novembre 2015
Il sogno più grande per un tenore è cantare alla Scala di Milano.
Il sogno più grande per un pugile è combattere al Madison Square Garden di New York.
Per un praticante di Wado-Ryu Karate-Do il sogno più grande è, da sempre, entrare nell’Hombu Dojo di Tokyo del M° Kazutaka Otsuka, dove si sono succeduti il fondatore dello stile M° Hironori, suo figlio M° Jiro ed ora il nipote M° Kazutaka Otsuka (3° Gran Master).
A volte pensiamo a cose che sembrano irraggiungibili e realizzarle ci sembrerebbe un sogno, ma se queste nascono da una passione vera prima o poi si riaccendono come quando il vento soffia su una brace apparentemente spenta. Così un giorno io (Maurizio), il M° Tiziano e Giorgio, mentre parlavamo di karate, delle sue origini, del fondatore dello stile wado etc. abbiamo iniziato a sognare la possibilità di entrare ed allenarci nel luogo sacro del Wado-Ryu; l’Hombu Dojo di Tokyo in Giappone. Così, giorno dopo giorno e tra mille difficoltà, la nostra iniziativa prende forma e riusciamo ad essere accreditati per fare uno stage di due lezioni direttamente con il M° K. Otsuka. Il nostro sogno inizia a diventare realtà.
Per il nostro M° Tiziano sarebbe il coronamento di una lunga esperienza che ad oggi lo ha già portato al titolo di 5° dan.
Per Giorgio, abituato a vivere a 10.000 metri di altezza sarebbe il volo più alto della sua carriera di pilota di aerei.
Per me… beh è un po’ lunga da spiegare, diciamo che a volte la vita si ricorda che doveva restituirti qualcosa.
Arrivato l’accreditamento organizziamo il viaggio. Si parte domenica 8 novembre 2015. L’entusiasmo è alle stelle e non ci fa pesare un volo che dura circa 12 ore. Scendiamo dall’aereo stanchi ma felici; stavamo per arrivare al nostro sogno. Diversamente da Giorgio abituato ad andare spesso a Tokyo, a me e al M° Tiziano ci sembra di stare in un altro mondo. La città ci appare a volte grigia e spenta come certi edifici periferici di New York degli anni 40, altre volte è la fedele rappresentazione del Giappone del periodo Edo ed ancora, soprattutto nei quartieri più centrali, appare come una città ultra moderna piena di luci e colori sfavillanti. La cosa più sorprendente è la popolazione; mite ed educata fino all’inverosimile, rispettosa delle regole e sempre pronta ad aiutarti anche se pochissimi parlano un po’ di inglese. La loro organizzazione raggiunge livelli impressionanti. Tokyo e praticamente una città costruita su 3 piani ed ad ogni piano ci sono negozi, uffici e… metro! Impressionante!!! Il cibo ovviamente non è all’altezza di quello italiano ma grazie alle frequentazioni locali di Giorgio riusciamo a mangiare anche un’ottima pizza e degli ottimi spaghetti.
Il primo giorno andiamo subito a vedere dove è ubicato il dojo di Otsuka, per evitare di fare tardi alla lezione. Accompagnati da un locale arriviamo a destinazione e dopo aver suonato si apre una porta. Inaspettatamente ci troviamo davanti Lui; il M° Kazutaka Otsuka! Il nipote di Hironori Otsuka. Dopo aver balbettato le prime parole ci presentiamo e rimandiamo, come da precedenti scambi di mail, il nostro incontro al 12 e 14 novembre alle ore 20. E’ stato un incontro breve ma carico di emozione, consapevoli che il giorno in cui saremmo entrati nel dojo con il nostro karategi sarebbe stato un giorno eccezionale.
Nei giorni precedenti le lezioni abbiamo visitato i luoghi più caratteristici di Tokyo.
I giardini del Palazzo Imperiale sono di una bellezza unica ma soprattutto ci hanno dato un’emozione imprevista. Entrati nel parco, da lontano, udiamo dei Kiai ed il rumore di bokken che si scontrano riecheggiano in tutta la zona. Sono le Guardie Imperiali che si stanno allenando nella millenaria arte del Kendo. E’ impossibile avvicinarci più di tanto, ma da lontano riusciamo a vedere dentro il palazzo le guardie vestite con delle bellissime armature bianche e nere. Lo spirito marziale ci pervade a tal punto che io ed il M° Tiziano scambiamo alcune tecniche in mezzo ai viali dei giardini noncuranti degli sguardi incuriositi dei passanti che ci fotografano ripetutamente. …Quando la passione non conosce limiti!
Abbiamo visitato anche vari templi Shintoisti dai mille colori dove vengono ancora fatti rituali tradizionali, come lavarsi le mani o gettarsi addosso vapori che escono da dei braceri.
Non poteva poi mancare una visita al Tokyo Budokan (da non confondere con il Nippon Budokan). Il Tokyo Budokan è proprio per gli amanti di arti marziali. Qui infatti si svolgono allenamenti di varie discipline. Dopo averci fatto togliere le scarpe ci fanno entrare raccomandandosi di non fare foto. Saliamo le scale e improvvisamente ci troviamo davanti una scena di rara bellezza marziale. Una quarantina di persone vestite di nero con in pugno il bokken sono immobili in piedi in attesa di ricevere istruzioni dal loro maestro. Rapito da quella scena colgo lo sguardo del maestro e mi inchino in un solenne "Rei". Inaspettatamente quel maestro contraccambia il saluto e da lì a breve invia una sua allieva da noi a chiedere chi siamo. Questa volta siamo fortunati la ragazza parla inglese e così possiamo raccontarle qualcosa di noi. La ragazza riferisce tutto al maestro che, evidentemente colpito dal nostro vero interesse per le arti marziali, ci invita a guardare e ci consente di fare foto al dojo e prima di congedarci ci onora di fare una foto insieme a lui. Siamo increduli, siamo nel cuore del mondo marziale e ci stiamo facendo una foto con il più grande Maestro di Kendo del Giappone… 8° dan.
L’emozione più grande arriva giovedì sera. Fino a quel momento avevamo vissuto con grande allegria e spensieratezza. Quella sera, invece, è calato il silenzio. Stavamo per vivere l’emozione che aspettavamo da sempre. Sull’arrivo ed il nostro ingresso nel dojo sorvoliamo, altrimenti dovremmo scrivere un film tragicomico degno di Fantozzi, c’è capitato di tutto. Nonostante le prove siamo arrivati tardi, entrati con le scarpe etc. Purtroppo la grande emozione ha giocato un brutto scherzo.
Dopo esserci ripresi abbiamo alzato gli occhi e realizzato che eravamo nel cuore del wado-ryu, nell’Hombu Dojo di Tokyo sognato 10, 100, 1000 volte. Tutto di legno con le pareti tappezzate di cimeli, ricordi ed omaggi al M° Hironori ed a suo figlio M° Jiro, morto lo scorso giugno.
Descrivere l’emozione di quel momento è impossibile. Ci sono delle sensazioni che non possono essere condivise con altri perché sono così intime, profonde e particolari che non è possibile estrarle dal nostro io più profondo.
Siamo rimasti affascinati dalla lezione. Soprattutto dall’attenzione che il Maestro Otsuka pone nello studio del movimento dell’anca e da come tutto è propedeutico a realizzare anche una sola tecnica. Lo studio dei muscoli che entrano in gioco, la meccanica dei movimenti etc… In pratica 2 ore di allenamento per arrivare a tirare gli ultimi due "nukite" di "Pinan Ni Dan" e "gedan barai" su attacco di "jun tzuki chudan". Unica preoccupazione durante la lezione è stata una cintura nera alta 2 metri di circa 150 kg che il nostro M° Tiziano ha fronteggiato con spirito da vero Samurai nonostante le… cannonate del gigante!
Per compensare il ritardo alla prima lezione, alla seconda siamo arrivati con un’ora di anticipo. In questa lezione abbiamo visto lo studio dettagliato del 2° e 4° kata
Alla fine della lezione il Maestro K. Otsuka ci ha invitati a fare tutti una foto ricordo con Lui. Ci siamo sistemati come di rito alcuni in piedi ed altri in posizione "seizan", con il Maestro al centro.
L’autoscatto è partito ed in quel momento ognuno di noi ha afferrato il proprio sogno e lo ha chiuso per sempre nel proprio cuore e nella propria mente.
OSU